Berlino, dall’assedio al muro di Berlino (1948-1961)

  1. La situazione dopo la guerra.

Alla fine della Seconda guerra mondiale, gli Alleati – vincitori – occuparono la Germania, in quanto paese sconfitto, dividendola in quattro zone, rispettivamente sotto il controllo francese a sud-est, statunitense a sud, britannico a nord-ovest e sovietico ad est. La stessa sorte toccò anche alla capitale, Berlino che – sebbene fosse collocata nella parte est, di pertinenza dell’Unione sovietica – fu anch’essa suddivisa tra le quattro potenze.

  1. La crisi di Berlino e la nascita delle due Germanie (1948-1949)

Il 1 giugno 1948, inglesi, francesi e statunitensi riuniti a Londra resero nota l’intenzione di cedere i propri territori occupati al fine di creare uno stato indipendente nella Germania Ovest. Pochi giorni dopo, il 24 giugno, l’Urss reagiva interrompendo le linee ferroviarie e stradali di Berlino, isolando la sua zona ovest dalla Germania occidentale, da cui dipendeva. L’obbiettivo di Stalin era quello costringere l’Occidente ad abbandonare la città, o perlomeno far fallire i propositi di creazione di uno stato indipendente.

I governi americano e inglese organizzarono in risposta un ponte aereo per rifornire Berlino Ovest, operazione che durò 11 mesi, fino al 12 maggio 1949: in totale furono inviati 2,3 milioni di tonnellate di cibo con 277.500 voli. Il progetto di Stalin non solo fallì, ma convinse ancor di più le potenze occidentali della necessità di una Germania Ovest indipendente, cosa che avvenne il 23 maggio 1949, con la nascita della Repubblica federale tedesca (RFT), che univa sotto di sé le zone precedentemente occupate da britannici, statunitensi e francesi, compreso Berlino Ovest, con capitale a Bonn. Il 7 ottobre 1949, nel settore sovietico fu invece proclamata la nascita della Repubblica democratica tedesca (RDT), con capitale Berlino Est.

La nascita delle due Germania apriva una nuova fase della Guerra fredda, allontanando qualsiasi prospettiva di dialogo tra i due blocchi.

  1. Il muro di Berlino

Dopo il 1949, Berlino mantenne uno status particolare: le zone Est ed Ovest erano collegate attraverso una rete viaria che faceva sì che la città divenisse l’unico collegamento per coloro che avessero voluto migrare dall’Europa orientale verso quella occidentale. Nei fatti, tra 1949 e il 1961, circa 3 milioni di tedeschi – ovvero il 16% della popolazione – fuggirono nella parte occidentale, attraverso Berlino: si trattava soprattutto di giovani e di professionisti, ma anche di contadini e operai.

La costante emorragia di risorse umane spinse l’Urss a soluzioni drastiche. Il primo passo fu compiuto il 10 novembre 1958, quando Chruscev in un discorso pubblico tenuto a Mosca intimò le potenze occidentali di abbandonare Berlino entro sei mesi, richiesta che ebbe esito negativo Nei mesi successivi la tensione e gli ultimatum aumentarono, in parallelo cresceva anche l’esodo da est verso ovest.

Dinanzi allo stallo, Chruscev decise la costruzione di un “anello di cemento”, al fine di impedire il libero movimento tra le due zone di Berlino. Il 19 agosto cominciò la costruzione del muro, protetto da torri di guardia e filo spinato, che avrebbe diviso la città per 28 anni.

Il muro di Berlino divenne uno dei simboli evocativi di una Europa divisa dalla Guerra fredda e, al tempo stesso, una delle eredità più visibili della Seconda guerra mondiale.

Contenuti multimediali:

Istituto Luce, Impressioni di Berlino 1948