Percorso a cura di Carlo Ugolotti
Le produzioni artistiche e culturali hanno da sempre contribuito a costruire le identità delle comunità e dei luoghi che hanno rappresentato. Dalle mappe alla musica, dal romanzo al fumetto, dalla pittura al teatro, i diversi linguaggi dell’arte hanno avuto un ruolo centrale nel definire quali caratteristiche (siano esse valoriali, etniche o anche solamente geografiche) identificano i vari gruppi sociali e di appartenenza, spesso stabilendo differenziando tra un “noi” e un “loro”.
I processi politici vengono ispirati e indirettamente guidati dalle idee e dalle visioni di scrittori, narratori, registi, autori teatrali e pittori; volendo trattare le diverse idee di Europa nella storia contemporanea, il cinema si configura come un medium di primaria importanza nel processo di definizione di cosa la nostra vita (intesa individualmente o collettivamente) di europei sia o debba essere. Con le sue icone e i suoi miti, i film hanno definito il nostro immaginario, propagandato o criticato ideologie e stili di vita: dall’American way of life alla modernità consumistica, dalla rivoluzione d’ottobre a quella giovanile dei Sixties, i personaggi sullo schermo ci hanno suggerito come meglio identificarci o distanziarci da questi grandi sommovimenti della Storia.
Nell’epoca contemporanea si continuano a succedere differenti idee e progetti d’Europa, legati a diverse concezioni politiche, sociali e religiose che il cinema ha contribuito a ispirare direttamente o indirettamente. Pur rimanendo pressoché impossibile quantificare il livello di incidenza dell’immaginario sul reale, è innegabile che i protagonisti interpretati dalle star hanno nutrito e dato forma alla nostra immaginazione (anche politica).
Il seguente percorso propone un viaggio nel Novecento europeo attraverso dieci film che rappresentano snodi importanti nel processo di elaborazione delle diverse modulazioni dell’identità europea. L’itinerario è costruito scegliendo un film “simbolo” per ogni decennio, a partire dagli anni Trenta del Ventesimo secolo coincidenti con la nascita del cinema sonoro per arrivare agli anni Dieci del Nuovo millennio.
Una scheda esplicativa accompagnerà ogni tappa al fine di aiutare il “viaggiatore” a leggere il film, a contestualizzarlo nella storia politica e culturale e ad enucleare quale progettualità di costruzione identitaria europea la narrazione filmica propone esplicitamente o in sottotesto. Le pellicole sono state selezionate cercando di spaziare quanto più possibile in rapporto al genere di afferenza ma anche rispetto alla loro provenienza geografica per fornire una panoramica quanto più varia possibile. È importante fare ora una precisazione metodologica: i film sono stati prescelti non come documento dell’evento che rappresentano ma della società che li ha prodotti. A titolo di esempio: La grande illusione, film del 1937 di Jean Renoir che racconta una vicenda di prigionieri francesi durante la Grande guerra, non verrà considerato per spiegare il primo conflitto mondiale ma per illustrare la visione politica del regista il quale, negli anni del Fronte popolare, sperava ancora che dalla devastazione potesse scaturire un futuro senza barriere nazionali e basato sulla solidarietà umana. L’interpretazione di un film è legata alla soggettività di chi guarda e al contesto storico nel quale lo spettatore vive (La grande illusione ne è un esempio da manuale in quanto venne censurato per motivazioni opposte, prima e dopo la Seconda guerra mondiale): nel nostro percorso, seguendo la metodologia della sociologia della cultura, si cercherà di restare in modo più aderente possibile al testo filmico stesso contestualizzandolo nel suo contesto socioculturale e di indicare, spazio permettendo, le più rilevanti letture critiche.
Un’ultima nota relativa alla scelta delle tappe che ancorano i film alla mappa: il cinema ricostruisce la realtà geografica ambientando le vicende della narrazione in spazi che possono essere reali o immaginari, reali ma trasfigurati o ricostruiti. Pensiamo al West ricostruito in Spagna da Sergio Leone, ai numerosi film che creano città immaginarie unendo vie riprese in spazi urbani differenti o alla Rimini di Amarcord ricostruita negli studi di Cinecittà. Pertanto va qui precisato che se un film viene qui legato a un preciso luogo non è necessariamente detto che li il film è stato realizzato ma che la vicenda è lì ambientata.