Pepi, Luci, Bom e le altre ragazze del mucchio (titolo originale: Pepi, Luci, Bom y otras chicas del montón, regia di Pedro Almodóvar, prod: Pepón Coromina, Pastora Delgado, Ester Rambal, 1980, Spagna)
Sinossi:
Pepi (Carmen Maura), stuprata da un poliziotto, decide di vendicarsi prima facendolo picchiare dai suoi amici musicisti poi in maniera più sottile cercando di corrompere sessualmente la sua moglie Luci (Eva Siva). Quest’ultima però si dimostrerà più che felice di trasgredire alla sua inappagata vita familiare e diventerà amica e complice della protagonista e della sua amica lesbica Bom (interpretata da Alaska, in quegli anni musicista di riferimento per la scena punk).
Quale visione d’Europa?
Il film d’esordio di Almodóvar è per una serie di ragioni una vera e propria summa del clima del decennio (1980) che inizia con l’anno di uscita di Pepi, Luci, Bom e le altre ragazze del mucchio. Il regista spagnolo fa parte di una nuova leva di film-makers che, spaziando tra i diversi generi cinematografici, si distacca dalle generazioni precedenti per sensibilità e stile e che si propone di innovare il cinema europeo allontanandosi dalla politicizzazione militante e dalla cupezza degli anni Settanta. Ancora più rilevante nel caso di Almodóvar è la sua provenienza geografica: il paese iberico usciva infatti dalla dittatura di Franco, uno dei regimi fascisti sopravvissuti alla Seconda Guerra Mondiale, e da un periodo di relativo isolamento politico e culturale. La Spagna della movida voleva reinventarsi all’interno dello spazio europeo come paese di libertà e divertimento.
Pepi, Luci, Bom e le altre ragazze del mucchio fornisce una nuova immagine di una nazione assoggettata fino a cinque anni prima dalla dittatura franchista. La rappresentazione del paese come appare in Pepi, Luci, Bom e le altre ragazze del mucchio è diametralmente opposta a quella di una società appena uscita da un regime clerico fascista: trasgressione sessuale, identità non conformi esibite e rivendicate, voglia di divertirsi a tutti i costi e un continuo sberleffo a ogni forma di autorità. Tutti elementi che nel film appaiono come parti di una ordinaria quotidianità delle protagoniste, lasciando lo “scandalo” solo nell’occhio degli spettatori. La Spagna della movida post-franchista si presenta in tutta la sua carica e con tutta la sua voglia di provocare i benpensanti. Lo stile di Almodóvar è caratterizzato da colori accesi, immagine debitrici dell’iconografia punk e underground ma anche alle icone della cultura pop occidentale (tra gli altri, una citazione di Via col Vento e il poster di Wonder Woman nella camera della protagonista, il film stesso era tratto da un fumetto del regista). Anche a livello narrativo il film cerca apertamente la sfida alla morale borghese ad ogni sequenza, fin dalla prima scena: Pepi sceglie di concedersi in un rapporto anale – in quanto aveva deciso di vendere al miglior offerente la sua verginità – al poliziotto che sta per denunciarla per il possesso di piante di marijuana. Il tutto degenera quando l’agente sceglie però di stuprarla prendendosi con la forza quello che lei era disposta a negargli. Già nelle sequenze iniziali viene quindi mostrata una donna disinvolta nei confronti di sesso e droga e le forze dell’ordine sono figure predatorie, violenti e stupratrici. Difficile non leggere nella figura del poliziotto, desideroso di ristabilire l’ordine e ossessionato dai comunisti, una metafora dell’autoritarismo repressivo del regime franchista e le sue permanenze nella nuova società democratica. Lo sberleffo di Almodóvar raggiunge il suo apice nella figura di Luci, moglie ninfomane dell’agente stupratore, che trae godimento dall’essere maltrattata dal partner e per questo insoddisfatta dal marito che la tratta come “l’angelo del focolare” secondo la visione tradizionale della dottrina cattolica e fascista. La donna troverà la soddisfazione in un rapporto bondage lesbico con Bom e nelle avventure con le sue amiche. I personaggi di Almodóvar sono liberi proprio per la loro disinvoltura con il proprio corpo che arriva alla consapevole mercificazione del rapporto sessuale, espressione di un controllo del sé opposto allo stupro istituzionalizzato dell’autorità e del biopotere esercitato dello Stato. I protagonisti almodovariani si fanno alfieri di una nuova sensibilità su scala globale, in opposizione al bigottismo moraleggiante precedente, tanto che al poliziotto patriarcale e stupratore dichiarano che se questo osasse chiudere la moglie in casa ora si troverebbe ad avere contro le femministe del mondo visto che “il mondo va così ora”. Le donne del film si percepiscono come parte di una nuova società libera da costruire incentrata sulla solidarietà reciproca e la libertà di essere sé stessi assecondando ogni desiderio al di là di ogni condizionamento esterno sociale o morale: quando il marito comincerà a picchiare Luci, lei sceglierà di rimanergli vicino in quanto finalmente in grado di soddisfare la sua libido sessuale con il beneplacito delle amiche.
Oltre che nel ritratto dei costumi sessuali e (a)morali (in senso positivo) dei personaggi, dal film appare sullo sfondo un’accurata descrizione della nuova Europa degli anni Ottanta: dal terrorismo separatista dell’ETA che appare sui giornali alla svolta economica verso il settore terziario e l’inizio della società post-industriale (Pepi lavora come creativa in una società di pubblicità). Pepi, Luci, Bom e le altre ragazze del mucchio mostra anche in totale libertà tutta la subcultura delle discoteche e dei ritrovi queer, ambientazioni e situazioni affrontate ancora problematicamente dal cinema mainstream degli anni Ottanta. Le protagoniste del film, al termine del film, riassumono la vicenda con una frase che sembra riferirsi anche ai mutamenti sociali che attraversavano la Spagna e l’Europa in questi anni: “quanti cambiamenti in un solo giorno!” La nuova libertà prospettata dal film però incontrò forti resistenze (tuttora radicate) tanto che in Italia quest’opera venne distribuita in Italia solo un decennio dopo in versione originale, priva di doppiaggio.
Bibliografia:
- Allinson, Mark. A Spanish Labyrinth: The Films of Pedro Almodóvar, I. B. Tauris Publishers, 2001.
- D’ Lugo, Marvin. Pedro Almodóvar, University of Illinois Press, 2006.
- Minesso Barbara, Rizzoni Giovanni, Il cinema di Pedro Almodovar. Dal postmoderno al contemporaneo, Marsilio, Venezia 2010.