Al fuoco, pompieri! (titolo originale: Hoří, má panenko, regia di Miloš Forman, prod: Rudolf Hájek, 1967, Cecoslovacchia)
- Sinossi:
Per celebrare il compleanno dell’ex capo dei pompieri di un villaggio in Cecoslovacchia, la brigata locale di vigili del fuoco organizza una festa che prevede una lotteria e un concorso di bellezza. L’evento viene funestato dall’incapacità dei pompieri stessi, dai furti dei premi, dal comportamento imprevedibile delle miss e da un improvviso incendio in cui un vecchio perderà tutti i suoi averi. Un’occasione per celebrare il valore e il prestigio della brigata si tramuta in una grottesca ammissione di fallimento.
2. Quale idea d’Europa?
Questa commedia nera può essere letta come una versione speculare “oltre la cortina di ferro” del ribellismo anarchico di Tutti per uno. Se il film dei Beatles mostrava una generazione in aperta sfida a ogni forma di autorità e tradizionalismo, in questa opera di Forman i giovani non sono al centro della scena; gli unici protagonisti sono i vecchi e decrepiti rappresentati delle istituzioni, ad essere giovane è l’occhio del trentacinquenne regista che li mette in scena e li deride senza pietà. Un ulteriore collegamento tra questi film “generazionali” è la presenza in colonna sonora del brano dei Beatles From me to you, grottescamente intonata dalla banda della brigata. Come in Tutti per uno le istituzioni britanniche venivano derise dai Fab Four, nel film di Forman le figure di potere dei paesi del blocco sovietico vengono messi spietatamente alla berlina per la loro incompetenza e per la loro ridicola retorica. L’attacco contro il trionfalismo delle società sovietiche si palesa già dai titoli di testa in cui vengono mostrate foto storiche di brigate di vigili del fuoco in pose eroiche, il resto del film dimostrerà invece la loro inettitudine. I pompieri diventano il simbolo di una classe dirigente idiota e servile che per arrivismo e deferenza si rifiuta perfino di dire al capo dei pompieri che ha un cancro in quanto “il cancro non esiste fino a che non glielo dicono”. Lo stesso concetto di verità diventa orwellianamente un concetto relativo se asservito al guadagno politico. I rappresentanti delle istituzioni sono guardoni, maschilisti, stupratori con la birra sempre in mano ma anche i personaggi di contorno non sono da meno: per necessità o per avidità, i regali della tombola spariscono uno ad uno. Un padre arriva a tentare di corrompere i pompieri per far trionfare al concorso di bellezza la bruttissima figlia. Gli unici rappresentanti di una sessualità sana e vitale sono i giovani che amoreggiano gioiosamente sotto i tavoli mentre gli adulti sono impegnati a risolvere i guai da loro stessi creati. In questo film anche le figure femminili sono ritratte con una deformante lente grottesca come infantili e sciocche. Tutti i protagonisti di questa dark comedy sono così impegnati a litigare e ad insultarsi a vicenda che lasciano che il cartellone dell’evento prenda fuoco. Ironico paradosso che questo raffiguri proprio dei pompieri impegnati eroicamente a spegnere un fuoco. Il film attacca l’intera classe dirigente cecoslovacca che con la sua inedia ha portato una società al collasso: quando una donna viene scoperta a rubare un prosciutto, questa risponde: “al diavolo te e la tua dannata onestà! Tutti rubano!” Oltre alla disonestà è proprio la liturgia cerimoniale laica e militarista degli stati comunisti a venire derisa: quando i pompieri insegnano alle miss come stare sul palco sembra di assistere a un campo di addestramento. L’autoritarismo non basta però per disciplinare le ragazze che si rifiutano di salire sul palco e rovinano così l’evento. Ennesimo sberleffo, vista l’assenza di giovani, a vincere il premio di bellezza sarà una vecchia, l’unica rimasta sul palco! La reputazione dei pompieri potrebbe essere salvata da un tragico evento che potrebbe permettere di mostrare il loro tanto celebrato eroismo: scoppia un incendio nella casa di un vecchio ma questa catastrofe non farà che rivelare i lati peggiori della società cecoslovacca. Gli astanti ne approfittano per scappare dalla sala da ballo senza pagare, i mezzi dei vigili del fuoco sono malmessi e impantanati nella neve e la gente del villaggio ruba dalla casa in fiamme i pochi oggetti rimasti all’anziano. Sono gli stessi vigili a usare un tavolo salvato dal fuoco per organizzare un grottesco rinfresco. L’assistenzialismo paternalista degli stati comunisti viene parodiato quando i vigili organizzano una riffa in soccorso del disastrato: innanzitutto al vecchio viene proibito l’ingresso nella caserma perché ancora in pigiama e quindi urterebbe il decoro dell’evento ma soprattutto, a parte il fatto che tutti i premi sono stati rubati, lui sostiene che più che di prosciutti avrebbe bisogno di soldi per ricostruire la casa. A simboleggiare la lettura ironica che il film fa della società cecoslovacca è un dialogo in cui un pompiere dichiara “è più importante il prestigio della brigata che l’onesta” e un suo collega ribatte “se avessero rubato tutti sarebbe stato meglio”. Una volta rincasati tutti consegnano il premio onorifico all’ex capo della caserma ma pure questo è stato rubato. Nel suo ultimo film cecoslovacco, Forman mostra come anche nei paesi comunisti vi sia un aperto conflitto tra generazioni che passa anche attraverso un rinnovamento del linguaggio cinematografico e che trova nelle nouvelle vagues un fronte compatto di critica al potere consolidato: Al fuoco, pompieri è un urlo di rabbia contro una società corrotta, inefficiente e implicitamente prospetta una speranza di rinnovamento della classe politica che l’anno successivo si concretizzerà (per poi venire schiacciata dai carri armati sovietici) nella primavera di Praga. Il film venne infatti proibito e causò uno sciopero di protesta dei pompieri cecoslovacchi che si sentirono offesi per la rappresentazione data. Ulteriore conferma di quanto l’attacco di Forman contro il trionfalismo avesse fatto centro. La rivoluzione antiautoritaria giovanile e la speranza in un’Europa diversa e più giusta era comune a tutte le filmografie del continente.
Bibliografia:
Paolo Vecchi, Miloš Forman, Il Castoro Cinema, Editrice Il Castoro, 1981
Peter Hames, The Czechoslovak New Wave, Wallflower Press, 2005.