La pubblicazione del rapporto I limiti dello sviluppo, nel 1972, fu uno tra i principali eventi che all’inizio del decennio posero l’accento sul tema della scarsità delle risorse. Tale rapporto era stato messo a punto da alcuni scienziati del MIT (Massachusetts Institute of Technology) e commissionato dal Club di Roma, un forum fondato nel 1968, con sede a Winterthur (Svizzera) – trasversale al blocco atlantico, a quello socialista e al Terzo mondo – formato da scienziati, manager, economisti e politici. In sintesi, l’analisi ivi proposta sosteneva come il tasso di crescita della popolazione e della produzione tipico del periodo fosse insostenibile su lungo termine, destinato ad aumentare l’inquinamento, a causare un peggioramento delle condizioni sanitarie, nonché una scarsità delle materie prime essenziali.
Questa previsione fu criticata da più parti, spesso ritenuta eccessivamente catastrofista. Tra i suoi principali detrattori vi fu l’ecologista marxista americano Berry Commoner, che sottolineava come il problema non fosse da individuare nella crescita di popolazione e di bisogni essenziali, ma piuttosto nello sperpero di risorse per la produzione di beni non essenziali, nella subordinazione della produzione a logiche di profitto e non di sostenibilità ambientale. D’altro canto, al di là delle critiche, va sottolineato come tale previsione abbia avuto un’amplissima diffusione, imponendo il tema della scarsità delle risorse sia a livelli di high politics che di società civile.
L’anno successivo lo stesso dibattito fu ripreso e ampliato in seguito all’esplosione della della crisi petrolifera, caratterizzata da un drastico aumento del prezzo del greggio e dei suoi derivati. Tale crisi aveva radici nel conflitto economico e militare che contrapponeva Israele e i paesi del blocco atlantico contro il mondo arabo riunito attorno all’OPEC (Organization of the Petroleum Exporting Countries). In seguito alla sconfitta nella Guerra del Kippur questi ultimi raddoppiarono le tariffe di esportazione del petrolio, con disastrose conseguenze per l’Occidente. In Italia si diffusero allora una serie di politiche di austerità volte al risparmio energetico: celebri sono le immagini dell’epoca in cui si vedono i viali di Milano attraversati da uomini e donne in bicicletta o a cavallo, in occasione del divieti di circolazione delle auto durante le “domeniche a piedi”. Queste iniziative non possono dirsi ambientaliste in senso stretto, poiché non furono mosse da preoccupazione ecologiste inerenti l’inquinamento, ma certamente contribuirono a rendere attuale il dibattito sulle risorse ambientali e sul loro sfruttamento. Inoltre fu proprio la crisi petrolifera a far tornare in auge il discorso sull’uso civile dell’energia nucleare. (link alla tappa sul movimento antinucleare)
Bibliografia
- Piccioni, G. Nebbia, I limiti dello sviluppo in Italia. Cronache di un dibattito 1971-74, I quaderni di Altronovecento, n.1, Fondazione Micheletti, Brescia, 2011
Contenuti multimediali:
- Documentario The untold reasons of the global crisis
- Shock petrolifero, Dieci momenti di storia repubblicana (Raicultura)
- Crise pétrolière, Ina
- Domeniche a piedi in Italia, Rainews