7. Il movimento antinucleare in Europa

Il sole che ride, logo ideato nel 1975 dall’attivista danese Anne Lund, è stato eletto a simbolo delle proteste antinucleari emerse in diverse parti dell’Europa e del mondo da allora sino ai giorni nostri. Quali sono le ragioni della fortuna di quest’immagine? É proprio dall’analisi di una fonte iconografica che proponiamo l’avvio di questa tappa, poiché  si ritiene  che essa  permetta di delineare alcuni tratti fondamentali del movimento. In primo luogo l’immagine del sole pone le energie rinnovabili come prima e forte alternativa, in seconda istanza la personificazione del sole in un sorriso, accostata alla scritta “Nucleare? No, grazie”, pone l’accento sul carattere pacifico della protesta.

Il movimento antinucleare si diffuse nel decennio Settanta in risposta a quanti, in un periodo di crisi petrolifera, individuarono nell’uranio un’alternativa energetica ai combustibili fossili. In Italia, ad esempio, il Piano energetico nazionale presentato nel ‘75 dal ministro Donat Cattin prevedeva una riconversione al nucleare, che fu di fatto sostenuta da tutti i partiti dell’arco parlamentare, fatta eccezione per i Radicali. In quel contesto le proteste nacquero soprattutto a partire dai territori individuati come siti adatti alla costruzione degli stabilimenti, si citi in particolar modo il comune di Montalto di Castro, in provincia di Viterbo.

La Francia, che negli stessi anni intensificò l’investimento nucleare già avviato dal secondo dopoguerra, fu ugualmente teatro di conflittualità sociale. Un ruolo di primo piano fu ricoperto dall’associazione «Les amis de la terre», nata a inizio decennio come articolazione dell’omonima «Friends of the earth», fondata alcuni anni prima negli Stati Uniti. L’organizzazione di conferenze, manifestazioni e marce pacifiche sono alcune delle pratiche messe in campo in quel contesto. Estremamente significativa fu la protesta di Fassenheim, cittadina al confine con la Germania, destinata alla costruzione di una nuova centrale. Nel 1971 si riunirono in quel luogo manifestanti francesi e tedeschi, rivendicando la transnazionalità della loro protesta.

D’altro canto tra la fine degli anni Settanta e la prima metà degli Ottanta sarebbe stato disastro di Chernobyl a dare impulso significativo alle richieste di quanti si contrapponevano all’utilizzo di questa fonte energetica.

Bibliografia:

  • Michele Citoni e Catia Papa, Sinistra ed ecologia in italia 1968-1974, in «Quaderni di Altronovecento», n. 8, 2017, p. 58 e ss.
  • Jan-Henrik Meyer,  Where Do We Go from Wyhl?’ Transnational Anti-Nuclear Protest Targeting European and International Organizations in the 1970s, in  «Historical Social Research / Historische Sozialforschung», vol. 39, n. 1 (147), 2014

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