2. Sotto l’egida della croce uncinata

In un’Europa sotto il ferro e il fuoco della guerra mondiale era forse facile avere la consapevolezza che quel conflitto avrebbe finito per decretare la fine di una delle due parti in causa, Asse o Alleati.

Opposte visioni del mondo e opposti modi di concepire la società e il ruolo del consesso internazionale si incarnavano nei due schieramenti che si infrangevano l’uno contro l’altro trasformando quasi tutta il continente e non solo, in un grande campo di battaglia.

Abbiamo visto, nella tappa precedente, l’ideologia del fascismo, in particolare nella sua declinazione imperiale. Qui ci soffermeremo invece sulla Germania nazista, il cardine portante dell’Asse.

Perché fermarci a Norimberga per parlare di nazionalsocialismo? Perché questa città bavarese fu una città simbolo del movimento e del partito hitleriano. In Baviera vi fu la nascita e il consolidamento del nazismo, a Norimberga vi fu l’emanazione delle celebri leggi razziali (1935) ed era proprio qui che si tenevano le adunate oceaniche durante il Parteitag (la giornata del Partito).

Ma è anche qui che a guerra conclusa, per una serie di motivi (non da ultimo quello di voler utilizzare la città simbolo del nazismo per riempirla di nuovo significato), che si tenne il processo di Norimberga contro i criminali di guerra nazisti.

Norimberga, dunque, ci permette di utilizzare una lente molto interessante per immergerci nella ideologia nazista. Grazie ai filmati in allegato possiamo osservare cosa si potesse vedere durante le parate ufficiali durante le celebrazioni di partito. Ecco i militari al passo dell’oca, i ragazzi della Hitlerjugend marciare al ritmo dei tamburi, migliaia di persone fare il saluto nazista a braccio teso e una miriade di svastiche sulle bandiere, sugli stendardi, sulle divise e, a volte, anche disegnate in cielo da squadre di aeroplani…

Una vita dominata dalla svastica per una Europa dominata dalla svastica. Ma cosa significava, esattamente, pensare ad una Europa unita sotto il nazismo?

Sarebbe impossibile, in così poco spazio, riassumere l’intera ideologia nazionalsocialista. Una ideologia che nasceva in parte come una risposta alla sconfitta tedesca alla Prima guerra mondiale: al desiderio di vendetta contro le potenze che avevano ingiustamente soffocato il popolo tedesco in una crisi economica senza precedenti e che lo avevano disarmato togliendogli uno degli elementi più identitari, qual era appunto l’esercito. Ma che si concepiva anche come una via completamente nuova per la costruzione di un mondo nuovo.

L’antisemitismo inteso come cruciale per la salvezza della Germania e del popolo tedesco tanto da concepire lo sterminio sistematico degli ebrei; un’ideologia razziale fortemente gerarchica con gli ariani (cioè tedeschi) in cima e gli Untermenschen in fondo; la supremazia economica e l’obiettivo di rendere gli altri Stati delle entità di appoggio alle esigenze tedesche, in termini di risorse economiche e di manodopera; la distruzione del bolscevismo, delle demo-plutocrazie e della congiura giudaico-massonica che a detta dei nazisti cooperavano subdolamente per strozzare le legittime aspirazioni tedesche…

Questi sono i cardini principali dell’ideologia nazista che si ripercuotevano sull’idea di Europa che i gerarchi volevano costruire. Un’Europa sì di pace, di libertà e di solidarietà, ma da costruirsi contro l’odio che gli ebrei e tutti coloro che non appartenevano alla comunità di popolo nazionalsocialista instillavano contro i tedeschi, contro le soffocanti pretese delle democrazie che volevano uccidere sul nascere le legittime ispirazioni tedesche e la solidarietà con i popoli che combattevano insieme al Terzo Reich, l’Italia e il Giappone in primis.

Per addentrarci meglio nell’ottica nazista, possiamo leggere cosa si affermò durante una riunione di gerarchi bavaresi nella primavera del 1942.

Durante l’incontro prese la parola il Gauamtsleiter, professor Kurten, che:

ha predicato che proprio questo periodo bellico ha dimostrato tutto il valore e la necessità di una avveduta e ben consapevole politica razziale, di una educazione e di un controllo razziale del popolo, e di una costante vigilanza contro i pericoli che da più parti possono minacciarla.”

Mentre il dottor von Krogb

si diffuse più particolarmente sul tema dei presupposti razziali di un nuovo ordine europeo, affermando, a sua volta, che premessa essenziale di esso è il mantenimento di una comunità europea “sub conditione” per quanto riguarda l’ambito razzista: “In nessun caso si dovranno cancellare i confini fra sangue e sangue, sui quali soltanto può costruirsi la futura comunanza europea stessa”.

Quindi abbiamo trovato due elementi di cui accennavamo in precedenza: «il valore e la necessità» di una politica razziale che difenda la purezza della razza tedesca e nel fare di questa politica il fondamento del Nuovo Ordine Europeo nazionalsocialista.

Ora volgiamo lo sguardo a quanto affermò il Gauleiter ministro Wagner (commissario di guerra per la difesa nazionale) il quale riassunse in una frase tutto un programma:

Noi distruggiamo gli ebrei e così liberiamo l’umanità civile dal diavolo“.

E poi ancora:

Non vi dovrebbe essere giornale nel quale ogni giorno non [si] sia parlato della battaglia nel campo razziale e degli ebrei, e di quello che è il fondamento della nostra maggior battaglia d’oggi. E lo stesso si dica per le corrispondenti e favorevoli occasioni che a siffatta opera di propaganda può e deve offrire ogni nostra manifestazione culturale e scientifica. In questo consiste uno dei compiti maggiori degli uffici nazionalsocialisti di politica razziale che devono porre tutto il materiale di documentazione ed il loro perfezionato strumento tecnico a disposizione di propagandisti, giornalisti, artisti ecc. I nazionalsocialisti, ormai liberi all’interno dal pericolo giudaico, possono considerare la storia degli ultimi 2000 anni come l’epoca del predominio degli ebrei. A questa seguirà immediatamente ora una nuova epoca, interamente liberata dalle idee che hanno caratterizzato quel mondo che tramonta e nel quale l’ebreo ha imbrattato e reso inferma tutta la complessa cultura dei popoli civili, un’epoca nuova che solo può essere costruita ed elaborata da nazioni fisicamente e moralmente sane“.

Dunque, con la guerra vittoriosa sarebbe giunto al termine il «predominio degli ebrei» che imperversava da ben 2000 anni e che teneva avvinghiato in catene il popolo tedesco. L’epoca «nuova» che le «nazioni fisicamente e moralmente sane» avrebbero costruito partiva proprio da questo principio: annientare tutto ciò che non era riconducibile alla comunità di popolo nazionalsocialista, tutto ciò, quindi, che non poteva concorrere alla costruzione della potenza del Terzo Reich.

Questo ci porta ad un aspetto decisivo dell’idea di Europa nazionalsocialista. Ciò che noi oggi vediamo, e a ragione, come i buchi neri della storia dell’umanità e che ci riesce difficile comprendere su un terreno meramente umano e cioè i campi di sterminio, per i nazisti non erano altro che i pilastri su cui si sarebbe costruita la forza dell’Europa sotto l’egida della croce uncinata.

Laddove venivano bruciati i corpi di milioni di persone ebree, nemici del nazionalsocialismo e del fascismo, di minoranze religiose o etniche, per i gerarchi non erano altro che le fucine in cui si forgiava da una parte la potenza del Reich dall’altro la purezza della razza ariana.

Non è comprensibile la Seconda guerra mondiale in Europa senza tener conto che la Shoah costituiva il motivo stesso per cui il Terzo Reich e i suoi alleati combattevano: la costruzione di un nuovo spazio vitale e la creazione di un nuovo popolo dal sangue puro.