Il 10 luglio 1976 un’esplosione allo stabilimento chimico Icmesa di Meda, a pochi chilometri da Milano, sprigionò una nube di diossina, sostanza fortemente tossica riversatasi in particolar modo sulla confinante cittadina di Seveso. Per una settimana le autorità e la stampa tacquero sull’accaduto.
La presenza di diossina fu ammessa con colpevole ritardo dalla Givaudan, proprietaria della fabbrica, tanto che le prime avvisaglie della gravità della contaminazione furono date dai danni sulle colture, dalla morte di piccoli animali e dai bruciori alla pelle e agli occhi delle persone. Nelle settimane successive si arrivò ad evacuare circa 700 abitanti delle zone limitrofe lo stabilimento.
Le reazioni dei partiti politici, locali e nazionali, di fronte al disastro furono perlopiù inadeguate, catalizzate in particolar modo dal dibattito che divideva quanti chiedevano l’aborto terapeutico per prevenire il pericolo di malformazione dei feti – come il Partito radicale – e quanti osteggiarono con forza tale ipotesi – come la Dc. Si pensi infatti che la legge sull’aborto sarebbe stata approvata solo nel 1978 in Italia.
La rivista Sapere, allora diretta da Giulio Maccacaro, medico e protagonista dei movimenti contro la nocività industriale negli anni Settanta, titolava: ≪Seveso, un crimine di pace≫, accostando l’immagine della nube di diossina a quella del Napalm, utilizzato dagli americani in Vietnam. Entrambe le sostanze sono infatti derivati del triclorofenolo: obiettivo retorico del titolo ero quello di individuare con forza le responsabilità dell’accaduto. In introduzione i redattori della rivista infatti ribadivano:
Non si è trattato di un incidente ma di un delitto. Data: 10 luglio 1976; luogo: Seveso ed altri comuni della Brianza; colpevole: HOFFMAN LA ROCHE di Basilea; complici: governanti e amministratori italiani di vario livello; arma: organizzazione scientifica di produzioni tossiche; reato: lesioni e danni di varia natura e gravità: vittime: lavoratori, popolazione.
Risvolto istituzionale a livello comunitario fu nel 1988 l’approvazione della direttiva di prevenzione dei rischi industriali, meglio nota come Direttiva seveso
Bibliografia
- Laura Centemeri, Ritorno a Seveso: il danno ambientale, il suo riconoscimento, la sua riparazione, B. Mondaori, 2006
- Bruno Ziglioli, La mina vagante. Il disastro di Seveso e la solidarietà nazionale, Franco Angeli, 2010
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