L’appartamento spagnolo (titolo orginale: L’auberge espagnole, regia di Cédric Klapisch, prod: Ce Qui Me Meut, Bac Films, Studio Canal, France 2 Cinéma, Mate Production, Castelao Productions, 2002, Francia, Spagna)
- Sinossi
Per incrementare le sue possibilità di trovare lavoro nel mondo degli affari, il giovane parigino Xavier (Romain Duris) va in Erasmus a Barcellona. Il viaggio e la convivenza con amici provenienti da tutta Europa metteranno in crisi le sue certezze e la relazione con la sua fidanzata (Audrey Tautou) ma gli permetteranno anche di scoprire meglio sé stesso e di trovare la forza per perseguire i propri sogni.
2. Quale visione d’Europa?
L’appartamento spagnolo è una gradevole commedia che rappresenta anche uno dei rarissimi casi in cui un film tratta un soggetto praticamente irrintracciabile nel cinema di fiction: l’Unione Europea. L’irrappresentabilità della UE dipende anche dalla sua storia, una storia di progressivi ampliamenti per mezzo di trattati e proliferazioni di agenzie: un percorso economico, culturale e burocratico che difficilmente si concilia con la narrazione visiva. Il regista Klapisch sceglie di concentrarsi sull’Erasmus, il programma di mobilità europea degli studenti, riuscendo a ricondurre l’agire concreto del processo di integrazione a dispositivi narrativi tradizionali come il viaggio e l’incontro con “le culture altre” che riescono così a ottenere una concretezza cinematografica. Il film ha una visione assolutamente ottimista riguardo l’Unione Europea tuttavia non mancando di segnalare alcune criticità. Una delle problematiche è la ragione economicista e utilitarista che stanno alle basi del progetto europeo: Xavier infatti partecipa al programma Erasmus perché gli viene inizialmente detto che questo potrà garantirgli una migliore posizione lavorativa viste le nuove direttive europee; il consiglio gli viene dato da un uomo d’affari amico del padre. La scena è commentata ironicamente in colonna sonora dall’uso del Te Deum di Charpentier, sigla dell’eurovisione. Questo tipo di lavoro è in realtà lontanissimo dai desideri del giovane che vorrebbe fare lo scrittore ma gli sembra la scorciatoia più breve per accontentare il padre e fare il suo ingresso nell’età adulta e nel mondo del lavoro. A venire criticate sono anche le lunghezze burocratiche dei progetti Europei: quando il protagonista deve iscriversi all’Erasmus deve passare da un ufficio all’altro e destreggiarsi tra innumerevoli documenti da presentare. La partenza da Parigi è inizialmente percepita da Xavier come un atto traumatico di distacco da un mondo che conosce e dagli affetti sentimentali e familiari, sintetizzati simbolicamente dalla scena in cui legge il libro per bambini Martine – omonimo della sua fidanzata -, simbolo di una Francia e di una comunità nazionale ormai solo immaginaria. A Barcellona, il protagonista affronta il distacco dall’identità “esclusivamente” francese in modo progressivo, inizialmente appoggiandosi a una coppia di connazionali incontrati in aeroporto (“tra francesi ci si aiuta”): si incontrano in fila a una macchinetta di cambio valute. Le identità nazionali sembrano permanere fintanto che non verrà introdotta una vera e propria serie di strumenti comuni a livello europeo come la moneta unica, non a caso l’Euro entrerà in vigore lo stesso anno dell’uscita del film. La coppia che ospita Xavier a Barcellona è una rappresentazione altamente allegorica di uno statuto identitario ancora legato alla comunità nazionale: il marito Jean-Michel è un medico specializzato nello studio della memoria e di un particolare tipo di amnesia che porta a dimenticare le seconde lingue. La tematica del linguaggio è fondamentale per tutto il film sia per quanto riguarda la vera e propria narrazione sia come metafora del processo di integrazione. Nel corso della narrazione si alternano infatti diverse lingue, mischiandosi e ibridandosi e la comprensione è possibile solo attraverso l’adozione di una lingua comune, l’inglese. In un momento di crisi personale e identitaria Xavier avrà un incubo in cui sognerà di aver dimenticato il francese. Il problema linguistico affiorerà anche a lezione quando il professore catalano si rifiuterà di parlare spagnolo in classe. Il protagonista decide di abbandonare la casa dei francesi per trasferirsi in un appartamento condiviso con una ragazza inglese, un ragazzo italiano, una spagnola, un danese e un tedesco. Il processo di integrazione in questo ambiente multiculturale non è semplice: i coinquilini sottopongono Xavier a un colloquio in cui i criteri di scelta divergono tra i membri della casa e le motivazioni sono ancora influenzate dalle sensibilità nazionali, come ad esempio la proposta di inserire “quote” linguistiche in modo che nessuna parlata prevalga sulle altre. Il comitato chiede al giovane parigino anche quali siano i suoi progetti per il futuro. Questa scena, metafora dell’allargamento e della coesistenza all’interno della UE, mostra come nella “casa europea” regni un allegro caos sorto dallo scontro tra le varie identità da cui però scaturiscono la sua stessa ricchezza ed affiatamento. Il titolo stesso del film fa riferimento a un’espressione francese che indica un luogo disordinato e confuso; la versione internazionale è stata distribuita col titolo Europudding. Una volta accettato nella nuova comunità, Xavier può vivere l’esperienza dell’Erasmus che coinciderà con un periodo di crescita, la scoperta di sé, della propria sessualità e della realtà circostante che culminerà nella conoscenza di nuove usanze, nel suo arricchimento culturale e nell’acquisto di un nuovo tipo di cittadinanza e consapevolezza europea. A riassumere il valore costituente della comunità europea è uno studente spagnolo di origine gambiana che sostiene che diverse identità possono tranquillamente convivere in modo da non entrare in conflitto pur conservando le rispettive peculiarità: si riferisce sia alla sua identità catalana e spagnola, a quella afro-europea, a quella nazionale e continentale. Il processo di superamento dell’orizzonte particolaristico non è facile ed è complicato dalla problematica permanenza dell’uso di stereotipi e dalla presenza di memorie storiche confliggenti. Nonostante gli ostacoli Xavier nel finale riuscirà a raggiungere piena consapevolezza del suo essere europeo: tornato a Parigi, dopo un iniziale momento di spaesamento giunge al pieno raggiungimento delle parti costituenti della sua personalità e del fatto di essere definito come individuo dalle esperienze vissute e dalle persone incontrate nel suo viaggio (“Sono italiano, danese, spagnolo, sono come l’Europa! Sono un casino”). La maturazione del protagonista lo porta anche a perseguire i suoi desideri professionali, abbandonando la carriera voluta dal padre nella finanza e cominciando a scrivere il romanzo d’esordio. La consapevolezza di una nuova identità extra-nazionale è rappresentata ne L’appartamento spagnolo sia a livello di sviluppo della narrazione ma nello stesso impianto produttivo del film: il film è infatti una coproduzione tra paesi europei e con un cast proveniente da diverse nazioni. Il sogno di integrazione è riassunto dall’effetto grafico della griglia usato nei titoli di testa e nel finale: pur conservando le loro differenze, i vari ritratti affiancati producono una singola immagine. Il film di Klapisch rimane una delle poche pellicole a rappresentare l’UE e incarna tutte le speranze che all’inizio del nuovo millennio il progetto di integrazione (monetaria, culturale e politica) potevano ispirare.