L’isola di Lampedusa ospita un Centro di Primo Soccorso e Accoglienza (CPSA). Dal settembre 2015, in seguito all’approvazione dell’Agenda europea sull’Immigrazione, è diventato un Hotspot, ossia un luogo in cui i migranti dovrebbero sostare per massimo 48 ore dopo essere stati identificati, registrati con le impronte digitali e smistati tra richiedenti asilo e migranti economici (coloro che partono dai propri paesi per cercare lavoro all’estero). La capienza per la prima accoglienza sarebbe di 250 posti, che vengono sistematicamente e largamente superati, fino anche a 1200 presenze in estate. Al personale italiano destinato a svolgere tali compiti organizzativi, è stato affiancato il personale europeo dell’Agenzia europea per l’asilo (Easo).
Nel corso degli anni però l’aumento degli sbarchi sulle coste di Lampedusa e la carenza di risorse destinate all’adeguamento degli spazi pensati per quanti giungono sulle coste, hanno fatto emergere i limiti per la realizzazione effettiva di tale Agenda europea. I migranti vengono lasciati in attesa ben oltre le 48 ore previste e quindi rinchiusi in luoghi non idonei alla permanenza di tante persone per più giorni. Le condizioni in cui i rifugiati sono costretti a vivere non sono accettabili e il fatto stesso che si trovino su un’isola, impedisce loro di spostarsi. Diventano detenuti a tutti gli effetti.
Non tutti i migranti però riescono ad arrivare sulle coste italiane. Sono numerosissimi i naufragi avvenuti nel corso degli anni in prossimità delle coste di Lampedusa; uno di quelli che fece più vittime avvenne il 3 ottobre 2013, quando un’imbarcazione libica con a bordo quasi 600 migranti (quasi tutti eritrei) si rovesciò a poche miglia da Lampedusa e 368 persone morirono. Il problema delle frontiere marittime che vengono valicate da imbarcazioni illegali viene affrontato dall’Unione Europea tramite il progetto “Frontex Plus”, operativo da 1°novembre 2014, che pone l’obbiettivo di aumentare i controlli nel mar Mediterraneo. Lampedusa diventa l’ultima frontiera da raggiungere per quanti partono dall’Africa; sua vicinanza fisica alle coste della Libia e della Tunisia, fa sperare migliaia di persone in un viaggio veloce e senza intoppi. L’Italia, la Grecia, la Spagna, essendo paesi che si affacciano sul mar Mediterraneo, e quindi su un luogo di confine, rispetto all’Africa, sono i “punti caldi” d’Europa, gli hot spots che hanno il primo compito di smistare quanti giungono alle porte del Vecchio Continente. Lampedusa rappresenta il primissimo avamposto dell’Europa per quanti giungono da Sud: eppure, troppo spesso, è stata lasciata sola a gestire numeri di molto superiori alla propria capacità di accoglienza, mettendo in luce un’organizzazione che spesso non si è rivelata all’altezza delle aspettative e degli obbiettivi espressi nell’Agenda europea sull’immigrazione. La pandemia di Covid-19 ha reso ancora più difficile la gestione della prima accoglienza: dall’estate 2020 il governo italiano ha deciso di sottoporre il tampone a quanti giungono sull’isola e farli stare due settimane in quarantena su navi attraccate al porto di Lampedusa. Dall’estate 2021 sono disponibili anche le prime dosi di vaccino da somministrare agli ospiti dell’hotspot, che dopo giorni o settimane di permanenza a Lampedusa, vengono trasferiti in altri campi di prima accoglienza, situati a Pozzallo, Messina e Taranto.